Il mondo del lavoro all’estero sta cambiando notevolmente ed è quindi consigliabile tenersi al corrente di tutti gli sviluppi se state pensando di emigrare ed avete in mente una tipologia di lavoro che magari non esisterà tra cinque o dieci anni.
Questi cambiamenti stanno avendo un impatto notevole soprattutto sul mondo del lavoro anglosassone in particolare in quanto esiste un serbatoio di manodopera virtuale che parla l’inglese in India. Tantissime funzioni lavorative espletate da madrelingua negli Stati Uniti, Canada, Australia e Regno Unito vengono adesso espletate da lavoratori in India che grazie alle tecnologie di telecomunicazione riescono a svolgere lo stesso lavoro ma guadagnano molto meno, riducendo i costi per le aziende.
Il Wall Street Journal ci fornisce una panoramica del mondo del lavoro futuro particolare concentrandosi sul mondo del lavoro indipendente e solitario.
Il numero di americani che lavorano come consulenti o free-lance è aumentato enormemente dalla fine degli anni 80. Oggi intorno al 20-23% dei lavoratori americani sono consulenti, free-lance o lavorano contratto. Le previsioni sono che questo numero sia destinato a salire.
In pratica un lavoratore su quattro sta lavorando senza le sicurezze di impiego del passato. Un grandissimo numero di persone sono passate da impieghi a tempo pieno e con contratti a tempo indeterminato ad una carriera che va di progetto in progetto.
Bisogna inoltre chiarire che questo cambiamento non è del tutto negativo. Ci sono molti consulenti e free-lancers che stanno avendo molto successo, guadagnano bene e sono in pieno controllo della propria carriera lavorativa.
Ma come prepararsi al futuro del mondo del lavoro in luce di questi cambiamenti?
Pensate a lungo termine
Tanti consulenti e free-lancers cadono nella trappola di pensare che la propria situazione sia solo temporanea. Per alcuni il futuro si rivelerà tale ma per la maggior parte l’incertezza si protrarrà nel futuro. Il segreto sta quindi nel prepararsi per una maratona, non per uno sprint.
La realtà è che molti sono cresciuti nei primi anni di carriera lavorando dalle nove alle cinque, in lavori di tipo tradizionale, per cui la prospettiva del resto della carriera come consulente fa paura.
Il cambio di mentalità è necessario per essere proattivi nel cercare clienti e progetti e creare una strategia di procacciamento lavoro a lungo termine.
Il lavoro solitario molto probabilmente sarà il vostro futuro, non una fase temporanea.
I consulenti di maggiore successo offrono una competenza tecnica che è troppo dispendiosa o usata poco frequentemente da essere giustificabile come risorsa interna per l’azienda. Dovete fare quindi in modo che il vostro livello di competenza tecnica rimanga all’avanguardia.
Spesso questo è possibile andando a fare corsi di addestramento. I consulenti di maggiore successo però aggiungono un altro aspetto al proprio curriculum professionale: insegnano.
Non importa se sia presso un’università, associazioni manufatturiere o altro, il fatto di insegnare offre molti vantaggi per i consulenti.
Innanzitutto si fornirà un salario, spesso piccolo ma meglio di niente. In secondo luogo è un modo di crearsi un network di conoscenze perché spesso gli studenti possono diventare clienti o fornire clienti. Terzo, l’insegnamento è ben visto su un curriculum, dando all’insegnante qualcosa che lo distingue dal resto dei candidati per certi lavori o progetti. In ultimo, insegnare vi obbliga a tenervi aggiornati sulle ultime per quello che riguarda il vostro campo di competenza.
Unitevi ad un network
Il lavoro in solitario non significa che dobbiate essere da soli costantemente. I consulenti di maggiore successo fanno parte di un network o di una comunità di consulenti. Questi sono un importante sorgente di nuovi clienti ed inoltre i consulenti possono unire le forze per rispondere alle richieste di particolari progetti.
Createvi il vostro spazio lavorativo
I consulenti di maggior successo sostengono che avere un ufficio separato all’interno della casa è vitale. Per proiettare un’immagine professionale fate in modo di non avere il figlioletto di due anni che grida o la televisione accesa come sottofondo. La maggior parte dei free-lance hanno uno spazio nella loro casa che usano solamente per lavoro.
Altri usano uffici creati appositamente per free-lance dove possono affittare un ufficio o una postazione per il computer anche per un solo giorno. Ciò aiuta a concentrarsi sul lavoro e forniscono un ambiente di tipo lavorativo che tanti consulenti preferiscono.
Pensate come un imprenditore
La caratteristica principale che contraddistingue i consulenti il successo è l’abilità di pensare come un imprenditore.
Troppo spesso i consulenti vanno da progetto progetto senza avere un ‘business plan’ o una strategia a lungo termine. Con questi ultimi i consulenti di successo riescono a definire molto più precisamente il tipo di lavoro che vogliono fare e, soprattutto, il tipo di lavoro che non vogliono fare.
Invece di accettare qualsiasi lavoro o progetto, a volte bisogna avere il coraggio di dire no perché il progetto non fa parte della strategia a lungo termine. La soluzione sta nel raccomandare un membro del proprio network per svolgere tale lavoro in modo da soddisfare sia il potenziale datore di lavoro che un “collega” che può ricambiare il favore in futuro.
In ultimo, fate in modo di organizzare il vostro business in modo professionale. Utilizzate pacchetti software per organizzare spese, tasse e finanziamenti. Create tutto con il vostro obiettivo finale in mente.
Insomma arrivando dall’Italia ed aspettandovi di trovare un lavoro a tempo pieno e indeterminato, rischiate di non essere in sintonia con un mercato del lavoro che si sta muovendo a velocità fenomenale. Mantenetevi al passo con questi cambiamenti ed il futuro sarà molto più roseo!
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Io sono un lavoratore solitario, però non indipendente, bensì un impiegato che opera in condizioni assimilabili al telelavoro… quindi la mia esperienza è in parte estranea al tema dell’articolo, ma credo di poter affermare che l’Italia ha una cultura e stili di vita ancora fortemente incompatibili con questo tipo realtà.
La mia azienda ad esempio, pur operando con dati disponibili online e con strumenti trasferibili su supporti telematici, ne limita al massimo l’accesso, anche ai suoi impiegati assunti; tende sempre più ad accentrare il lavoro in ufficio, mantiene i suoi processi decisionali legati a catene gerarchiche ben precise, insomma fa tutto fuorché favorire l’autonomia e la responsabilizzazione del personale.
Il networking che s’instaura tra gli impiegati è fatiscente, sia perché il contatto a distanza è ancora percepito come un surrogato della conoscenza, sia perché la solitudine alimentata dai turni di lavoro anche festivi entra in conflitto con le abitudini sociali che continuano ad improntarsi sui tradizionali stili di vita: tutti ambiscono sempre ad avere i riposi nei giorni del sabato e della domenica, e la contesa unita alle esigenze individuali tende a produrre tensioni e inimicizie.
Andrea, sembrerebbe strano a dirsi che le banche non diano credito ai possessori di partita IVA… dato che in Italia il fatto stesso di avere una partita IVA ti qualifica come “libero professionista” (ben diversa definizione da “lavoratore solitario”) e pertano “evasore” e “ricco” (ovviamente ricco per la ricchezza che “nascerebbe” dall’evasione fiscale su di un reddito che il fisco Italiano presume certo e abbondante)… da questa ideologica definizione, tutta Italiana, del lavoratore “solitario”/autonomo, ne conseguono tutta una serie di norme fiscali che sarebbero senz’altro incostituzionali, dato che infrangono quanto mento l’art. 3, se non fosse che per motivi “di cassa” la corte costituzionale non si pronuncia mai su materie fiscali ritenendole “non di sua competenza”.
E così, quando da una ventina d’anni a questa parte, causa l’asfissia di un mercato del lavoro dipendente ingessato dalle troppe pretese a carico dei potenziali datori di lavoro (pensa che non si può nemmeno far venire un potenziale lavoratore a visitare gli uffici senza fargli un contratto… perchè se viene un’ispezione e il “potenziale” lavoratore è seduto su di una qualche sedia dell’ufficio senza regolare contratto di assuzione scatta la denuncia a carico del titolare della ditta, per l’uso di lavoratori irregolari) e dalle troppe garanzie a carico di certi lavoratori a tempo indeterminato assunti nelle medie e grandi aziende, a causa di tale asfittico mercato del lavoro, il cosidetto popolo delle partite IVA è aumentato enormemente (anche gli operatori dei servizi di pulizia degli uffici, spesso sono costretti a lavorare con P. IVA per non stare solo sul nero) ma, mentre le banche, che ovviamente verificano la realtà fattuale, non riscontrando tutta questa presunta abbondanza di “reddito” certo e costante conseguente al fatto stesso di avere una partita IVA aperta, fanno fatica a far credito a chi non dispone di un fidejussore o di garanzie patrimoniali, lo Stato Italiano invece, il fisco Italiano, continua imperterrito a pretendere versamenti anticipati di imposte sui guadagni ottenuti dalle “future” commissioni che il “lavoratore solitario” avrà.
Ovviamente le imposte sono dovute anche quando il lavoratore solitario, dopo aver effettuato il servizio, ed emessa la fattura, non viene pagato o viene pagato solo in parte.
Le imposte, poi, sono calcolate in misura sempre maggiore rispetto alle dichiarazione dei redditi dell’anno prima… il fisco non prevede la recessione… ogni anno un lavoratore autonomo/libero professionista/lavoratore solitario DEVE guadagnare sempre di più… perchè lo dice l’ISTAT (l’istituto di statistiche nazionale).
Se poi succede che uno ha problemi di salute, o che deve fare i conti con la concorrenza (magari sleale) o con la crisi del suo particolare settore dove opera… questo non conta… per il Fisco Italiano ogni anno le imposte da pagare devono sempre essere maggiori di quelle precedenti (salvo il caso di collasso totale dell’economia che, venendo statisticamente recepito anche dall’ISTAT, allora consentirebbe un versamento anche inferiore all’anno precedente… sempre che il lavoratore non sia “fallito” prima).
Siamo arrivati al punto che alcune banche fanno “finanziamenti” specifici per consentire ad lavoratori autonomi artigiani e commercianti (ovviamente dietro garanzie patrimoniali) di pagare l’anticipo delle imposte!
Ma dico io può funzionare così l’economia di un paese?
Io ho fatto il lavoratore dipendente in vari modi fino al 1999, poi il 9/9/99 ho iniziato la mia esperienza da lavoratore autonomo aprendomi la mia P. IVA… un’esperienza chiusa con molto amaro in bocca solo sei anni dopo stufo di un sistema fiscale, lasciatemi passare il termine, schifosamente iniquo e fondamentalmente ideologico .
Purtroppo la maggior parte degli Italiani, non avendone esperienza diretta, non è affatto cosciente dell’assurdo sistema fiscale Italiano (sistema che ovviamente favorisce la moria di aziende in difficoltà, la delocalizzazione in paesi diversi, e disincentiva gli investitori esteri nella creazione di aziende in Italia), così come la maggior parte delle persone intervistate su questo blog, non “essendo lavoratori “solitari”, ma piuttosto studenti o insegnanti o ricercatori in qualche modo non direttamente a contatto con le questioni burocratico/amministrative/fiscali del paese che li ospita, sanno dire poco o nulla approposito delle sistema fiscale e tanto meno sono in grado di fare paragoni che sarebbero invero grandemente utili e interessanti.
Sarebbero utili ed interessanti soprattutto per coloro che, magari artigiani, intendono emigrare dall’Italia, oggi, senza una laurea molto qualificante in tasca, con magari più di 35anni di età, e senza alcun tipo di “aggancio” con il mondo universitario, degli studi o della ricerca.
In quelle condizioni l’unica prospettiva di lavoro è appunto quella del “lavoratore autonomo” ( o “solitario) dato che trovare un’occupazione come dipendente rischia di rappresentare una inarrivabile chimera.
Saluti.
Alessio
Ma hai mai provato a chiedere un mutuo dicendo che sei un consulente free-lancers con una carriera che va di progetto in progetto? Se ti va bene ti ridono dietro (almeno in Italia)